Se cercate documentazione sulla scultrice Luisa Randazzo di Venezia non troverete praticamente nulla. La sua breve attività (tra gli anni “70 e “80) e la sua discrezione assoluta non hanno lasciato testimonianze rintracciabili nella rete. La sua scomparsa in età ancora giovanile ha dunque chiuso la  sua opera in un angolo molto remoto del contemporaneo.

Ho avuto la fortuna di conoscerla e di condividere con lei quella breve stagione in cui a Venezia risorgevano le antiche Botteghe d’arte: le maschere della Commedia dell’Arte, le acqueforti, le porcellane, le carte marmorizzate. Randazzo si occupava di porcellana, di biscuit, di terracotta e, a partire da una interpretazione originalissima del volto della Dietrich, si è poi esercitata nel creare una famiglia di volti di bambole a cui dava un nome: Nanà, Eva, Principessa, Pierrot e Pierrottina.

Con la terracotta ha creato  forme e composizioni come autentiche piccole sculture, sobrie, essenziali, ruvide, ma di estrema espressività come solo i grandi artisti sanno rendere.

 

Credo sia giunto il momento di far conoscere ad un pubblico più vasto l’opera di questa artista appartata.

 

Sul Sito della Galleria BAC ART STUDIO di Venezia, dedico perciò uno spazio sia alle sculture vere e proprie, sia alle “Bambole”. C’è tutta una tradizione di altro artigianato artistico in questo ambito. Le famose Bambole Jumeau hanno raggiunto quotazioni altissime delle aste e intravedo nel futuro un destino analogo per quelle di Luisa Randazzo.

Ognuna infatti è un esemplare unico, con vestiti confezionati dalle sue stesse mani e capelli veri.

Un marchio impresso sul biscuit ne garantisce l’autenticità e l’unicità.

 

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